
La iota-carragenina è un polisaccaride estratto dalle alghe rosse che mostra proprietà antivirali interessanti nella prevenzione del raffreddore comune. Questa molecola, caratterizzata da una forte carica elettrica negativa, agisce come una barriera fisica contro i virus respiratori, intrappolandoli prima che possano infettare le cellule. Ronald Eccles, ricercatore presso l’Università di Cardiff, ha recentemente pubblicato una revisione della letteratura scientifica che analizza cinque studi clinici condotti su quasi 1000 pazienti, evidenziando come uno spray nasale a base di iota-carragenina, utilizzato ai primi sintomi, possa ridurre sia la carica virale che la durata dei sintomi. Il suo meccanismo d’azione puramente fisico la rende priva di effetti collaterali farmacologici e adatta anche ai bambini.
- La iota-carragenina: una possibile soluzione moderna ad una annosa ricerca
- Che cos’è la carragenina?
- L’attività antivirale: dalle prime scoperte alle evidenze moderne
- Il meccanismo d’azione della iota-carragenina: una trappola elettrostatica per i virus
- Le evidenze cliniche: cosa ci dicono gli studi
- Il concetto di profilassi: agire prima che sia troppo tardi
- Sicurezza e tollerabilità della iota-carragenina: un profilo rassicurante
- Interazioni della iota-carragenina con altri farmaci e trattamenti
- Conclusioni: una promettente strategia da approfondire
- Fonte scientifica
La iota-carragenina: una possibile soluzione moderna ad una annosa ricerca
Le infezioni respiratorie acute rappresentano le malattie più comuni dell’umanità. Il raffreddore comune, in particolare, può essere causato da un’ampia gamma di virus: rinovirus, coronavirus (incluso SARS-CoV-2), virus influenzali, virus respiratorio sinciziale (RSV), virus parainfluenzali, adenovirus, enterovirus e metapneumovirus. Sorprendentemente, nel 20-30% dei casi il virus responsabile rimane ancora sconosciuto. Ne abbiamo recentemente parlato in questo recente articolo: Il raffreddore comune: molto più di un semplice malessere stagionale.
Già nel 1938, uno studio commentava che “il grande numero di cosiddetti trattamenti e profilattici testimonia il nostro fallimento nell’affrontare il problema” (Sherman J.B., 1938). Quasi un secolo dopo, la proliferazione di integratori vitaminici e rimedi disponibili sul mercato dimostra che la situazione non è cambiata sostanzialmente: manca ancora un trattamento profilattico sicuro ed efficace (Rondanelli M. et al., 2018).
La difficoltà principale risiede nel fatto che i trattamenti antivirali specifici, come gli inibitori della neuraminidasi utilizzati contro l’influenza, sono efficaci solo contro un singolo gruppo di virus. Inoltre, questi farmaci funzionano unicamente quando utilizzati ai primissimi segni di infezione. Infatti, una volta attivata la risposta infiammatoria del sistema immunitario, è troppo tardi per inibire gli effetti dei mediatori infiammatori come la bradichinina e le prostaglandine, responsabili dei sintomi del raffreddore (Eccles, R., 2023).
Che cos’è la carragenina?
La carragenina è un termine generale utilizzato per descrivere una gamma di polisaccaridi solfatati estratti da alghe rosse commestibili. Queste alghe marine sono uniche tra le piante per la composizione solfatata dei polisaccaridi delle loro pareti cellulari. L’estrazione avviene su scala industriale mediante bollitura delle alghe rosse con alcali (Usov A.I., 2011) .

Una coltivazione di Eucheuma denticulatum a Zanzibar
StinaTano, CC BY-SA 3.0 https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0, via Wikimedia Commons
La carragenina è ampiamente utilizzata nelle industrie alimentare e cosmetica per le sue proprietà addensanti e gelificanti. Viene infatti comunemente impiegata come agente addensante in salse e gelati (Necas J. and Bartosikova L., 2013).
Le carragenine commercialmente importanti sono tre: iota-carragenina, kappa-carragenina e lambda-carragenina. Sono composte da lunghe catene molecolari di unità disaccaridiche ripetute (dimeri), con uno, due e tre gruppi esteri solfati rispettivamente.
La struttura della iota-carragenina è particolarmente interessante: ogni dimero presenta due gruppi solfati con carica negativa, caratteristica fondamentale per la sua attività antivirale. La iota-carragenina utilizzata negli spray nasali è di grado farmaceutico, principalmente prodotta dall’alga Euchema denticulatum, anche detta Echeuma spinosum.

Tratto e modificato da Eccles, R. (2025) Prophylactic Intranasal Treatment with Iota-Carrageenan for Acute Upper Respiratory Tract Viral Infections. Open Journal of Respiratory Diseases, 15, 35-47. doi: 10.4236/ojrd.2025.151003.
L’attività antivirale: dalle prime scoperte alle evidenze moderne
L’attività antivirale della carragenina fu descritta per la prima volta nel 1958 (Gerber, P. et al., 1958). L’agar contenente carragenina esercitava un marcato effetto inibitorio sulla crescita del virus dell’influenza B e del virus della parotite in uova di pollo embrionate.
Negli anni ’60, studi approfonditi su polisaccaridi solfatati come l’eparina e componenti dell’agar dimostrarono che era la carica elettrostatica negativa di queste molecole a essere responsabile dell’intrappolamento dei virus (Nahmias A.J. and Kibrick S., 1964; Nahmias, A.J., Kibrick, S. and Bernfeld, P., 1964; Colter, J.S., Davies, M.A. and Campbell, J.B., 1964). Questa scoperta fu fondamentale per comprendere il meccanismo d’azione di queste molecole.
Negli anni ’80, la ricerca si concentrò sulle carragenine. Tali molecole erano infatti già ampiamente disponibili come additivi alimentari e generalmente riconosciute come sicure. Rappresentavano quindi un obiettivo terapeutico interessante per lo sviluppo di terapie antivirali per uso umano.
Un’ampia gamma di attività antivirali
La carragenina ha dimostrato (Grassauer, A., 2008; Morokutti-Kurz, M. et al., 2017; Graf, C. et al., 2018; Leibbrandt, A. et al., 2010; Morokutti-Kurz, M. et al., 2015; Varese, A. et al. 2021; Alsaidi, S. et al., 2021; Morokutti-Kurz, M., Fröba, M. et al. 2021) attività antivirale in vitro contro un’impressionante varietà di virus :
- Virus respiratori comuni: rinovirus umani (HRV-1a, HRV-2, HRV-8, HRV-14, HRV-16, HRV-83, HRV-84)
- Virus influenzali: ceppi A/H1N1, H3N2, H5N1, H7N7
- Altri virus: virus dell’epatite A, herpes simplex, papillomavirus, dengue, citomegalovirus, virus della stomatite vescicolare, HIV, coxsackievirus
Questo ampio spettro di attività antivirale indica che la carragenina non ha un’interazione specifica con i virus o i loro recettori cellulari. Esercita invece la sua attività attraverso un’interazione fisica non specifica (Eccles, R., 2020).
Il meccanismo d’azione della iota-carragenina: una trappola elettrostatica per i virus
Il processo di infezione virale normale
Per comprendere il meccanismo d’azione della iota-carragenina, è necessario prima capire come i virus raggiungono le cellule dell’epitelio respiratorio.
I proteoglicani eparan solfato (HSPG)
Immagina la superficie delle cellule che formano la superficie della mucosa del tuo naso e della tua gola come un “tappeto” coperto di lunghe molecole ramificate chiamate proteoglicani eparan solfato. Queste molecole hanno una caratteristica fondamentale: sono cariche negativamente a causa dei gruppi solfato (-SO₃⁻) che contengono.
La carica elettrica dei virus
I virus respiratori (come rinovirus, influenza, coronavirus) hanno, sul loro involucro esterno, delle aree cariche positivamente, come fossero “macchie positive” sulla loro superficie.
L’attrazione elettrostatica (il “surfing” virale)
Quando un virus entra nelle vie respiratorie e attraversa il muco, viene attratto, grazie alle aree cariche positivamente presenti sul suo involucro esterno, dalle cariche negative dello strato di eparan solfato che copre la superficie cellulare (cariche opposte si attraggono, come i poli di una calamita).
Il virus “scivola” lungo la superficie cellulare seguendo queste cariche negative. È come facesse del “surf”, da cui la descrizione di “surfing virale” – fino a trovare il suo recettore specifico. Tale recettore possiamo immaginarlo come una sorta di “serratura” sulla cellula dove il virus ha la “chiave” giusta (Sarrazin, S et al. 2011).
L’infezione
Una volta trovato il recettore giusto, il virus ci si lega saldamente ed entra nella cellula, dove inizia a replicarsi (Eccles, R., 2020; Zhang, X. et al., 2017; Cagno, V. et al., 2019).
Come agisce la iota-carragenina sui virus
Il principio della competizione e la “trappola” molecolare
La iota-carragenina, così come altri polisaccaridi solfatati studiati sin dagli anni ’60 (come l’eparina, il destrano solfato e il pentosan polisolfato), ha dimostrato di possedere attività antivirale sfruttando questo stesso principio elettrostatico (Carlucci, M.J. et al. 1999). È anch’essa un polisaccaride solfato, quindi ha molti gruppi -SO₃⁻ che le conferiscono una forte carica negativa (Pradhan, B. and Ki, J. 2023), proprio come l’eparan solfato cellulare, ma, al contrario di quest’ultimo, che è legato alla mucosa, la iota-carragenina è una molecola libera nel muco nasale, non attaccata alle cellule.
Quando spruzzi uno spray di iota-carragenina nel naso, le sue molecole cariche negativamente si distribuiscono nel muco. Diventano così delle “esche” per i virus, che sono invece carichi positivamente.
Perciò i virus, attratti dalle cariche negative, si legano alla carragenina invece di raggiungere l’eparan solfato sulla superficie cellulare. Vale a dire che la iota carragenina, con la sua forte carica anionica conferitale dai suoi gruppi solfati, “compete” con l’eparan solfato cellulare nell’attrarre i virus.
Il sequestro fisico della carragenina
I virus “intrappolati” dalla carragenina formano dei complessi carragenina-virus. Questi complessi restano sospesi nel muco nasale e non riescono più a raggiungere le cellule epiteliali sottostanti ed i loro recettori specifici.
Altri dettagli del meccanismo d’azione della iota-carragenina
Non è un’inattivazione permanente
Un aspetto importante, evidenziato già nel 1964 da Nahmias e Kibrick nei loro studi sull’eparina (che funziona allo stesso modo), è che questa interazione non inattiva permanentemente il virus:
“L’attività inibitoria dell’eparina è risultata correlata ai gruppi solfati sulla molecola. L’effetto dell’eparina sembra essere sul virus, piuttosto che sulla cellula. Il virus non viene inattivato, tuttavia, e il ‘complesso’ eparina-virus è facilmente dissociabile per diluizione. È stato dimostrato che l’eparina influenza l’infezione virale nella sua fase più precoce, probabilmente all’attacco elettrostatico primario del virus alla cellula.”
Questo significa che la carragenina non distrugge i virus, ma li sequestra fisicamente impedendo loro di raggiungere le cellule bersaglio.
L’eliminazione naturale
Le vie respiratorie hanno un sistema di pulizia chiamato “clearance mucociliare”: le cellule ciliate muovono costantemente il muco verso l’esterno (verso la gola, dove viene deglutito o espettorato). I complessi carragenina-virus vengono quindi eliminati fisicamente dalle vie respiratorie prima che il virus possa liberarsi e infettare le cellule.
Il timing è fondamentale
Come descritto da Nahmias e Kibrick per l’eparina, questo meccanismo della iota-carragenina funziona nella “fase più precoce” dell’infezione, cioè quando il virus sta ancora cercando di attaccarsi alle cellule. Per questo è importante usare lo spray ai primi sintomi. Una volta che il virus è già dentro le cellule e si sta replicando, la carragenina, dall’esterno, non può più fermarlo.
Altri possibili meccanismi della iota-carragenina
Oltre a questo meccanismo elettrostatico principale ben documentato, la carragenina potrebbe avere effetti aggiuntivi (Pradhan, B. and Ki, J., 2023):
- Modulazione della segnalazione intracellulare: potrebbe interferire con i segnali che le cellule si scambiano durante l’infezione
- Attività antiossidante: potrebbe ridurre lo stress ossidativo causato dall’infezione
- Proprietà immunomodulatorie: potrebbe influenzare la risposta immunitaria
Tuttavia, questi meccanismi secondari sono meno studiati e compresi rispetto all’effetto di sequestro elettrostatico.
Le evidenze cliniche: cosa ci dicono gli studi
L’efficacia della iota-carragenina come trattamento profilattico per il raffreddore comune è stata studiata in cinque trial clinici controllati con placebo, che hanno coinvolto complessivamente quasi 1000 partecipanti tra adulti e bambini: Eccles et al. (2010), Fazekas et al. (2012), Ludwig et al. (2013), Eccles et al. (2015), Figueroa et al. (2021).
Quattro degli studi hanno utilizzato il trattamento profilattico a partire dai primi segni di infezione respiratoria, mentre uno studio ha valutato l’uso profilattico continuativo per un periodo di 21 giorni. Gli studi hanno coinvolto sia adulti che bambini (età compresa tra 1 e 18 anni) e hanno utilizzato concentrazioni di iota-carragenina tra lo 0,12% e lo 0,17%, somministrate tramite spray nasale con frequenza variabile da 3 a 4 volte al giorno.
I risultati complessivi mostrano che il trattamento con iota-carragenina ha prodotto riduzioni significative della carica virale nelle secrezioni nasali, con diminuzioni fino al 92% in alcuni studi. Per quanto riguarda i sintomi, diversi trial hanno riportato riduzioni significative nei punteggi totali dei sintomi e una diminuzione della durata del raffreddore di circa 2 giorni rispetto al placebo. Lo studio del 2021, condotto su operatori ospedalieri durante la pandemia daFigueroa et al. (2021), ha mostrato una riduzione significativa dell’incidenza di COVID-19 nel gruppo trattato con iota-carragenina.
Gli studi clinici sulle infezioni respiratorie acute sono difficili da condurre a causa della natura acuta della malattia. Sebbene i trial possano essere considerati di dimensioni limitate e non abbiano sempre raggiunto tutti gli endpoint previsti, l’insieme delle evidenze fornisce indicazioni interessanti sulla possibile capacità della iota-carragenina di ridurre i titoli virali e la gravità dei sintomi delle infezioni respiratorie acute.
Il concetto di profilassi: agire prima che sia troppo tardi
Il termine profilassi deriva dalla parola greca “phylax” che significa proteggere. I trattamenti profilattici proteggono dalla malattia intervenendo precocemente, prima che questa si manifesti completamente.
Nel caso del raffreddore comune, questa distinzione temporale è particolarmente importante.
Il raffreddore comune viene tipicamente auto-diagnosticato sulla base di un insieme di sintomi caratteristici: mal di gola, naso che cola, starnuti e congestione nasale. Tuttavia, prima che questi sintomi si presentino insieme come una sindrome completa, spesso compaiono segnali prodromici isolati: una leggera irritazione alla gola, qualche starnuto, una sensazione di fastidio nasale. In questa fase iniziale, l’infezione virale è già in atto, ma la malattia non si è ancora manifestata pienamente.
L’uso degli spray nasali di carragenina è raccomandato proprio ai primi segni di sintomi. Intervenendo in questa finestra temporale precoce, quando compaiono i primi segnali ma prima che si sviluppi il quadro sintomatico completo, la iota-carragenina può bloccare la progressione dell’infezione intrappolando i virus prima che riescano a replicarsi massivamente nelle cellule respiratorie.
Questo approccio rappresenta una vera profilassi: un’azione preventiva che mira a impedire lo sviluppo della malattia conclamata.
Sicurezza e tollerabilità della iota-carragenina: un profilo rassicurante
La iota-carragenina è una grande molecola polisaccaridica che non viene assorbita attraverso il tratto respiratorio quando utilizzata come spray nasale. Non sono state trovate evidenze in letteratura di alcun metabolismo umano della iota-carragenina, sebbene sia metabolizzata da alcuni batteri marini.
Meccanismo fisico, non farmacologico
La iota-carragenina esercita la sua attività antivirale attraverso mezzi fisici dovuti alla sua alta carica anionica e non ha alcuna proprietà farmacologica. Di conseguenza, non presenta tossicologia o effetti collaterali noti dal trattamento. La sicurezza della iota-carragenina quando utilizzata come spray nasale è supportata dai risultati dei cinque trial clinici, che hanno riportato che non vi erano differenze significative negli eventi avversi tra i gruppi trattati con il prodotto attivo e quelli trattati con placebo.
Confronto con l’assunzione alimentare
La carragenina è ampiamente utilizzata nell’industria alimentare come addensante. È identificata con il codice europeo E407 (carragenina) e E407a (alga Euchema processata). La si trova comunemente in gelati, budini, latte al cioccolato, panna montata, formaggi processati, salse, prodotti vegani (come sostituti della carne).
Sebbene sia generalmente riconosciuta come sicura (la Food and Drug Administration la classifica GRAS, Generally Recognized As Safe”), ci sono state alcune preoccupazioni riguardo possibili effetti avversi sulla salute gastrointestinale (Liu, F. et al., 2021). L’assunzione giornaliera di carragenina dagli alimenti può raggiungere diversi grammi al giorno in alcune persone, con stime che variano da 50-100 mg fino a 7,7 g al giorno (David, S. et al., 2018).
L’assunzione giornaliera intranasale di iota-carragenina nei trial clinici è di circa 1 mg al giorno, significativamente inferiore rispetto all’assunzione alimentare. Inoltre, l’uso come spray nasale è limitato a pochi giorni durante un episodio acuto, mentre l’assunzione alimentare avviene cronicamente. Queste differenze sostanziali in dose e durata dell’esposizione rendono il confronto tra i due utilizzi non pertinente dal punto di vista della sicurezza.
Esperienza d’uso
La iota-carragenina non ha alcun sapore o odore e, quando utilizzata come spray nasale, non presenta effetti avversi oltre a quelli normalmente associati all’uso di qualsiasi spray nasale. I partecipanti agli studi clinici hanno generalmente riportato la mancanza di qualsiasi sensazione particolare associata al trattamento, a parte la normale sensazione dello spray nasale.
Interazioni della iota-carragenina con altri farmaci e trattamenti
Gli spray nasali di iota-carragenina sono autorizzati dalle autorità regolatorie come dispositivo medico che funziona grazie alle proprietà fisiche della carragenina. Pertanto non hanno interazioni note con altri trattamenti concomitanti per il raffreddore comune o qualsiasi altra malattia.
Se i pazienti utilizzano trattamenti nasali concomitanti come soluzione salina e corticosteroidi, si raccomanda di utilizzare lo spray nasale di carragenina almeno un’ora prima o dopo l’altro trattamento, per evitare di diluire il trattamento o qualsiasi altra interazione.
Conclusioni: una promettente strategia da approfondire
Il raffreddore comune è causato da un’ampia gamma di virus respiratori, e qualsiasi trattamento antivirale per questa malattia comune deve agire su alcune proprietà comuni a tutti questi virus. Tutti i virus respiratori devono passare attraverso la barriera fisica del muco e del fluido respiratorio che riveste il tratto respiratorio per raggiungere la superficie cellulare. Esistono evidenze che i virus utilizzino la loro carica elettrica positiva per raggiungere la superficie cellulare caricata negativamente, “surfando” lungo la superficie delle cellule epiteliali mentre sono attratti dall’eparan solfato caricato negativamente.
Le molecole polianioniche come la iota-carragenina intrappolano i virus mentre si muovono verso la superficie epiteliale, e intrappolano anche i virus rilasciati dalle cellule epiteliali, creando una barriera protettiva.
Un approccio promettente
In un contesto in cui le alternative naturali e i trattamenti non farmacologici suscitano crescente interesse, la iota-carragenina si distingue per il suo meccanismo d’azione fisico, la mancanza di effetti collaterali significativi e un profilo di sicurezza documentato sia negli adulti che nei bambini.
Saranno necessari trial clinici più ampi e metodologicamente robusti per stabilire definitivamente l’efficacia e la sicurezza della carragenina. Tuttavia, i dati attuali suggeriscono che questo polisaccaride naturale potrebbe rappresentare un’opzione interessante per la profilassi delle infezioni respiratorie acute.
Fonte scientifica
Questo articolo è basato sulla revisione della letteratura scientifica pubblicata nel 2025 da Ronald Eccles sulla rivista Open Journal of Respiratory Diseases:
Eccles, R. (2025) Prophylactic Intranasal Treatment with Iota-Carrageenan for Acute Upper Respiratory Tract Viral Infections. Open Journal of Respiratory Diseases, 15, 35-47. doi: 10.4236/ojrd.2025.151003.
Il Professor Eccles è uno dei massimi esperti mondiali in materia di vie respiratorie superiori e delle patologie che le interessano, con particolare riferimento al raffreddore comune e alle allergie respiratorie.
Ha fondato nel 1988 il Common Cold Centre presso l’Università di Cardiff, un centro di eccellenza internazionale dedicato alla ricerca clinica e allo sviluppo di nuovi trattamenti per raffreddore, influenza e tosse. Il centro ha operato fino al marzo 2017, diventando punto di riferimento mondiale per gli studi sui disturbi delle vie respiratorie superiori.
Le sue aree di specializzazione comprendono i meccanismi fisiopatologici della tosse, del mal di gola, della congestione nasale e dei sintomi associati a raffreddore e influenza.
Attualmente continua a essere una voce autorevole nel panorama scientifico internazionale, tenendo conferenze in tutto il mondo sui trattamenti per le infezioni respiratorie.



