
Il recente picco di contagi da virus West Nile nel Lazio ed in Campania ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica italiana una patologia che, sebbene non sia del tutto nuova per il nostro Paese, sta assumendo connotazioni sempre più preoccupanti.
I 21 casi registrati nella provincia di Latina al 26 luglio 2025 (di cui uno con esito fatale), insieme alle segnalazioni in Campania e in diverse altre regioni (Fonte: Bollettino Istituto Superiore di Sanità, Bollettino N.2 . 24 luglio 2025), ci offrono l’opportunità di approfondire aspetti cruciali di questa patologia: di che cosa si tratta esattamente? Come si contrae questa infezione? E soprattutto, perché stiamo assistendo a un’escalation di casi in regioni che fino a poco tempo fa sembravano relativamente immuni da questo patogeno?
Per fornire risposte scientificamente rigorose a tali quesiti, ci baseremo sull’esauriente revisione pubblicata a marzo del 2025 sulla rivista Veterinary Sciences dal dott. Luigi Bruno e colleghi:
Bruno, L., Nappo, M. A., Frontoso, R., Perrotta, M. G., Di Lecce, R., Guarnieri, C., Ferrari, L., & Corradi, A. (2025). West Nile Virus (WNV): One-Health and Eco-Health Global Risks. Veterinary Sciences, 12(3), 288. https://doi.org/10.3390/vetsci12030288
che offre una panoramica completa sui rischi globali del virus West Nile, analizzando l’impatto di questo patogeno sulla salute umana, animale e ambientale.
- Un virus dalle origini africane con ambizioni globali
- La marcia inarrestabile verso l’Europa e l’Italia
- Un ecosistema perfetto per la trasmissione
- Quali sono le zanzare responsabili?
- Evoluzione dell’infezione: le manifestazioni cliniche
- I fattori di rischio: età, professione e ambiente
- Il cambiamento climatico come acceleratore epidemiologico
- Conclusioni
- Bibliografia
Un virus dalle origini africane con ambizioni globali
Il virus West Nile (WNV) venne isolato per la prima volta nel 1937 dal sangue di una donna febbricitante nella regione del West Nile, in Uganda, da cui deriva il suo nome. Quello che inizialmente sembrava un patogeno confinato al continente africano ha dimostrato nel corso dei decenni una straordinaria capacità di adattamento e diffusione globale, diventando oggi una delle arbovirosi più diffuse al mondo.
Appartenente alla famiglia Flaviviridae e al genere Orthoflavivirus, il WNV è un virus neurotropico che infetta sia il sistema nervoso centrale che quello periferico. Questa caratteristica neuroinvasiva è ciò che lo rende particolarmente pericoloso per l’uomo e per alcune specie animali, in primis i cavalli, che rappresentano insieme agli esseri umani gli “host dead-end” del ciclo di trasmissione, e non svolgono un ruolo significativo nell’amplificazione del virus.
La marcia inarrestabile verso l’Europa e l’Italia
Dalle prime segnalazioni in Israele ed Egitto nel 1951, il virus ha progressivamente colonizzato l’Europa, con i primi casi registrati in Albania nel 1958 e in Francia nel 1962. Un momento cruciale nella storia epidemiologica del WNV è rappresentato dall’epidemia rumena del 1996, che ha fatto registrare un tasso di mortalità del 4%, seguito dall’epidemia russa del 1999 con 480 casi umani e una mortalità del 10%.
Il salto transatlantico è avvenuto nel 1999 con la prima identificazione negli Stati Uniti, a New York City, dimostrando come i moderni sistemi di trasporto e i cambiamenti climatici abbiano favorito la dispersione globale di questo patogeno.
I casi registrati in provincia di Latina e quelli nuovi in Campania si inseriscono in un quadro epidemiologico europeo in continua evoluzione. L’Europa ha visto un aumento dei casi di WNV e l’emergenza di nuove localizzazioni di epidemia in relazione ai nuovi scenari climatici, specialmente ai confini delle attuali aree di trasmissione.
Il West Nile Virus in Italia
L’Italia non è rimasta immune da questa espansione, anzi è diventata uno dei Paesi europei più colpiti, con la Pianura Padana che rappresenta un habitat ideale per il ciclo di trasmissione del virus. I primi casi risalgono al 1998, quando il virus è stato isolato per la prima volta nel Padule di Fucecchio, la più grande palude interna d’Italia, tra le province di Firenze, Pisa, Lucca e Pistoia.
L’ipotesi è che gli uccelli migratori provenienti dal?Africa subsahariana, durante le soste nelle zone umide italiane, abbiano trasmesso il virus agli uccelli residenti attraverso le zanzare ornitofile. Fu stabilito un piano di sorveglianza veterinaria per monitorare l’ingresso e l circolazione del virus nel territorio.
La svolta arrivò nel 2018, anno in cui l’Italia ha registrato un’ondata senza precedenti di casi umani di WND (West Nile Disease): 577 infezioni e 42 decessi, che rappresentavano circa la metà dei casi europei. Questa crisi portò alla adozione del National prevention, surveillance and response plan for arboviral diseases (PNA) 2020-2025, che integra e coordina la sorveglianza umana e veterinaria del rischio WNV.
Un ecosistema perfetto per la trasmissione
Il ciclo di trasmissione del WNV è un esempio perfetto di come fattori ambientali, climatici e biologici si combinino per creare le condizioni ideali per la diffusione di un patogeno.
La via principale di trasmissione del WNV agli esseri umani è attraverso il morso di zanzare infette durante i pasti di sangue. Il virus può infettare un vasto assortimento di specie, tra cui molti mammiferi, uccelli, alcuni rettili e anfibi. Tuttavia il virus si replica e amplifica il suo ciclo di trasmissione principalmente in zanzare e uccelli, con gli uccelli migratori che giocano un ruolo cruciale nella sua diffusione.
Il WNV è mantenuto in natura attraverso un ciclo di trasmissione primario zanzara-uccello-zanzara.
Il ciclo di trasmissione prevede i seguenti passaggi:
- Infezione della zanzara dopo essersi nutrita di sangue di un uccello viremico;
- Dalla saliva della zanzara, il virus può successivamente essere trasmesso a un altro ospite vertebrato suscettibile, nel corso di un ulteriore pasto di sangue dell’insetto vettore.
Quali sono le zanzare responsabili?
I vettori primari sono le zanzare ornitofile del genere Culex: in Europa, Cx. pipiens e Cx. modestus sono vettori primari.
Tuttavia nelle regioni meridionali calde e secche della Russia, il WNV è stato isolato nelle zecche (ad esempio, Ixodes, Hyalomma marginatum, Ambylomma, Dermacentor). Negli Stati Uniti, WNV è stato isolato in 62 specie di zanzare in 10 generi .
In Italia, specie come il merlo (Turdus merula), la gazza (Pica pica), i tordi (Turdus spp.) e il passero domestico (Passer domesticus) sono le principali specie aviarie implicate nella diffusione del WNV.
Questi uccelli sviluppano una viremia sufficientemente elevata da consentire l’infezione delle zanzare che si nutrono del loro sangue, principalmente del complesso Culex pipiens, vettori ideali per le loro caratteristiche biologiche e la loro ampia distribuzione anche in aree urbane densamente popolate.
Gli esseri umani e i cavalli rappresentano ospiti accidentali. Vengono infettati attraverso le punture di zanzara, e sono considerati ospiti senza uscita (“host dead-end”) perchè non sono in grado di generare una viremia (cioè una quantità di virus nel sangue) sufficiente ad infettare nuovamente una zanzara che li punge.
Per questo motivo non contribuiscono alla trasmissione del virus.
Evoluzione dell’infezione: le manifestazioni cliniche
L’80% di queste infezioni rimane asintomatico. Tuttavia, quando il virus riesce a superare la barriera emato-encefalica attraverso vie ematogene o il trasporto assonale retrogrado lungo i nervi olfattivi o periferici, può svilupparsi il quadro neuroinvasivo.
Le manifestazioni cliniche nell’uomo si dividono in tre categorie principali:
- infezioni asintomatiche (80% dei casi);
- febbre del Nilo occidentale con sintomi simil-influenzali, principalmente stanchezza (96%), febbre (81%), mal di testa (71%), dolore muscolare e debolezza, vomito, diarrea e sensibilità alla luce;
- e la forma neuroinvasiva (WNND) che colpisce meno dell’1% degli infetti ma presenta importanti e significativi aspetti neuropsichiatrici e cognitivi.
Nei cavalli, la malattia si manifesta inizialmente con febbre e letargia, ma può evolvere anche qui verso segni neurologici gravi come atassia, cecità, paralisi e fascicolazioni muscolari.
Negli umani colpiti dalla forma neurologica, la mortalità varia dal 10% al 30%, a seconda dell’età e dello stato immunitario; nei cavalli tocca il 30%, con un ulteriore 10-20% di equini che mantiene deficit neurologici permanenti.
Circa il 60% dei pazienti ospedalizzati con forme neurologiche mostra segni clinici per più di 90 giorni dopo la diagnosi.
Attualmente, non sono purtroppo disponibili vaccini o trattamenti specifici preventivi per gli esseri umani. Pertanto, le misure preventive si concentrano sulle campagne di controllo dei vettori e sulle linee guida generali per la protezione contro le punture di zanzara.
I fattori di rischio: età, professione e ambiente
L’età rappresenta il principale fattore di rischio per lo sviluppo di forme gravi: i pazienti over-65 hanno un rischio 16 volte superiore, che sale a 30-45 volte negli over-70. Anche il sesso maschile e le condizioni di immunocompromissione aumentano significativamente la vulnerabilità.
Particolare attenzione meritano le categorie professionali a rischio: lavoratori agricoli, veterinari e tutti coloro che operano a contatto con animali o in ambiente esterno. Il cambiamento climatico sta modificando anche i pattern lavorativi, con un aumento delle attività nelle ore crepuscolari per sfuggire al caldo, coincidenti però con i picchi di attività delle zanzare. Non a caso, studi epidemiologici mostrano che quando il 60% dei cavalli risulta positivo al virus, il 23% dei veterinari presenta evidenze sierologiche di infezione.
Il cambiamento climatico come acceleratore epidemiologico
Uno degli aspetti più preoccupanti dell’attuale scenario epidemiologico è il ruolo sempre più evidente del cambiamento climatico nell’amplificare la trasmissione del WNV. Negli ultimi anni, i casi di infezione da WNV sono aumentati di numero e si sono estesi a nuovi territori, con il driver principale di questa epidemiologia variabile rappresentato dal cambiamento climatico, che influenza i parametri climatici globali come temperatura e umidità.
L’aumento delle temperature correla con un aumento del metabolismo degli insetti e cicli di vita più brevi. Di conseguenza, l’attività delle zanzare si intensifica, risultando in pasti di sangue più frequenti e tassi di trasmissione più elevati di vari patogeni. In particolare, le temperature estreme dell’estate 2018 in Germania e in Italia hanno probabilmente giocato un ruolo significativo accorciando il periodo medio di incubazione nelle zanzare, facilitando una rapida amplificazione virale e aumentando il rischio di trasmissione agli ospiti vertebrati.
Conclusioni
I casi di infezione da virus West Nile che in questi giorni si stanno registrando nella Provincia di Latina ed in Campania ci ricordano drammaticamente come i cambiamenti climatici stiano ridisegnando la geografia di certe malattie infettive.
L’aumento delle temperature favorisce la proliferazione dei vettori e accelera i cicli di replicazione virale, mentre le modificazioni delle mappe delle precipitazioni creano nuovi habitat ideali per le zanzare. Questo fenomeno non rappresenta un caso isolato, ma si inserisce in un quadro più ampio di redistribuzione globale dei patogeni: dalla malaria che risale verso nord, alla dengue che colonizza il Mediterraneo, fino alla leishmaniosi che si stabilizza in aree precedentemente indenni.
La prevenzione delle malattie trasmesse da vettori richiede oggi nuove strategie che tengano conto del climate change. I sistemi di sorveglianza sanitaria stanno integrando dati meteorologici e ambientali per migliorare la previsione delle epidemie. Solo combinando epidemiologia, climatologia ed ecologia sarà possibile sviluppare piani di sanità pubblica efficaci contro queste emergenze sanitarie.
Bibliografia
Bruno, L., Nappo, M. A., Frontoso, R., Perrotta, M. G., Di Lecce, R., Guarnieri, C., Ferrari, L., & Corradi, A. (2025). West Nile Virus (WNV): One-Health and Eco-Health Global Risks. Veterinary Sciences, 12(3), 288. https://doi.org/10.3390/vetsci12030288
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Articolo davvero chiaro e ben strutturato! Ho apprezzato molto il modo in cui vengono spiegate le diverse manifestazioni cliniche, sia nell’uomo che nei cavalli, con dati precisi ma esposti in maniera comprensibile. Grazie
Grazie mille! È proprio questo l’obiettivo: rendere la scienza accessibile a tutti.
Complimenti per l’articolo! È spiegato in modo chiaro e approfondito, con dati concreti che aiutano a capire meglio un’infezione complessa e spesso sottovalutata.
Ti ringrazio! È gratificante sapere che riesco a comunicare concetti complessi in modo chiaro.